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Il convegno “A. Madesani” supera la prova del tempo

La nuova edizione del convegno annuale dell’IRSOO dedicato agli studenti dei corsi di ottica e optometria ha registrato un nuovo successo. Temi attuali e ben trattati dagli studenti che per un giorno sono entrati nei panni di un relatore ad un congresso scientifico. Molti dei temi affrontati saranno presentati anche al prossimo congresso IRSOO, il 30 settembre e 1°ottobre a Vinci

Sono ancora qui, al Teatro di Vinci, i ragazzi del terzo anno di studi, quello di optometria, per una sfida con sé stessi: salire su un palco e presentare una relazione sul proprio lavoro sperimentale o sulla propria attività di ricerca. Parlare di fronte a un pubblico di un centinaio di persone, sia pure colleghi studenti e insegnanti conosciuti, non è affatto semplice. Il timore di fare una brutta figura lo hai sentito per giorni, e ora l’emozione è tanta, ti prende alla gola, ti fa mancare il respiro, o tremare la voce. Eppure tutti gli anni i docenti rimangono sempre meravigliati di quanto si rivelino bravi i ragazzi, anche quelli che sembrerebbero più timidi o riservati, per il modo in cui riescono a controllare quell’emozione, ad esprimersi con buona proprietà di linguaggio e a presentare i loro lavori con una apparente grande sicurezza espositiva. Una prova di quanto si possa ottenere dai giovani se si riesce ad avere fiducia nelle loro capacità e a dar loro i mezzi per esprimersi.

Figura 1. Un momento del Convegno tenuto al Teatro di Vinci.

Organizzato come un vero e proprio congresso scientifico, il convegno vuole dare la possibilità ai ragazzi che studiano optometria a Vinci, e si cimentano in una attività sperimentale o di ricerca, di provare a presentare, guidati dai loro docenti, una relazione scientifica sui contenuti delle loro fatiche. Lo fanno mostrando i loro lavori ai colleghi e agli studenti degli altri corsi che in tal modo hanno una vera occasione di aggiornamento. I temi presentati infatti sono scelti dagli insegnanti e dalla direzione tra quelli di attualità, quindi trattati dai centri di ricerca di università ed istituti di altri paesi, oppure tra quelli che sollevano dispute tra professionisti, studiosi e ricercatori. Sedici relatori per dodici relazioni, che hanno spaziato dallo sviluppo del sistema visivo nell’età infantile, all’insorgenza della miopia; alle diverse tecniche di misura di parametri oculari e refrattivi, come la tecnica di Mohindra, la verifica dell’affidabilità della valutazione dell’acuità visiva, la misura della camera anteriore, il rilevamento dei parametri utili per il montaggio delle lenti progressive; alla trattazione di temi legati all’ottica oftalmica come la protezione dalla luce blu e dall’ultravioletto o l’uso di lenti per la riduzione dell’impegno accomodativo; alla ricerca applicata alle lenti a contatto, in particolare sull’ossigenazione e sui valori critici di Dk/t e sugli effetti delle lenti cosmetiche sulla fisiologia corneale; alla validazione della versione italiana del questionario sull’insufficienza di convergenza. Come accade ogni due anni, alcuni degli argomenti trattati nel convegno dagli studenti costituiscono anche un primo abbozzo di quelli che saranno poi affrontati nel congresso che si tiene quest’anno in autunno, alla fine del mese di settembre.

Le relazioni
Di seguito l’elenco delle relazioni in ordine di presentazione, con i nomi dei relatori e i rispettivi docenti che li hanno seguiti. In questo numero vengono illustrati i primi sei lavori; sono riportati gli abstract, con documentazione iconografica, in modo che il lettore possa farsi un’idea dei vari temi trattati, dei risultati, laddove presenti, delle sperimentazioni e delle ricerche effettuate, e delle implicazioni cliniche connesse. Gli abstract delle restanti sei relazioni saranno pubblicati sul prossimo numero della rivista.

  1. Valutazione della accuratezza e precisione della retinoscopia secondo la tecnica di Mohindra (relatori: S. Cancedda, L. Podda. Docente di riferimento: E. Franceschi)
  2. Le variazioni oculari refrattive e biometriche in età infantile. (relatore: S. Veratti. Docenti di riferimento: C. Falleni, A. Fossetti)
  3. Lac cosmetiche: quanto sicure dal punto di vista fisiologico? (relatore: A. Pipia. Docenti di riferimento: A. Fossetti, L. Parenti)
  4. Edema corneale indotto dal porto giornaliero e notturno di lenti a contatto morbide. (relatore: G. Bigagli. Docente di riferimento: A. Fossetti)
  5. Validazione del questionario sui sintomi di insufficienza di convergenza (CISS). (relatori: G. Galli, M. Zicconi. Docente di riferimento: L. Boccardo )
  6. Lenti monofocali evolute a supporto accomodativo: confronto tra i risultati dei test funzionali. (relatori: A. Alfarano, E. Lanza. Docente di riferimento: P. Sostegni)
  7. Confronto tra diverse metodiche per la misura dei parametri di centratura delle lenti oftalmiche. (relatori: F. Capobianco, P. Casella. Docente di riferimento: P. Sostegni)
  8. Confronto tra spettrofotometro Perkin Elmer e spettrofotometro Konica Minolta. (relatore: K. Bounas. Docenti di riferimento: G. Boccaccini, M. Vampo)
  9. Luce blu, effetti e protezione. (relatore: R. Comparetto. Docente di riferimento: A. Farini)
  10. Validazione del metodo QUEST per la misura dell’acuità visiva con il Vision Chart. (relatore: I. Marradini. Docente di riferimento: L. Boccardo)
  11. La misura della camera anteriore oculare: confronto tra tre tecniche. (relatore: V. Micheli. Docenti di riferimento: G. Lucarini, G. Migliori)
  12. Esposizione alla luce solare e progressione miopica. (relatore: C. Scalvini. Docenti di riferimento: A. Fossetti, G. Migliori)

VALUTAZIONE DELLA ACCURATEZZA E PRECISIONE DELLA RETINOSCOPIA SECONDO LA TECNICA DI MOHINDRA
Relatori: Stefania Cancedda, Lorenzo Podda
Docente IRSOO: Edoardo Franceschi

Introduzione
In questo studio si vogliono analizzare l’accuratezza e la precisione della tecnica di Mohindra, una tecnica di retinoscopia generalmente indicata per la misura dello stato refrattivo dei bambini, come alternativa alla refrazione oggettiva in cicloplegia, laddove non vi siano evidenze di situazioni anomale di tipo motorio o sensoriale.

Materiali e metodi
La retinoscopia secondo Mohindra è una tecnica di schiascopia statica, monoculare, eseguita in un ambulatorio buio per inibire l’accomodazione, ad una distanza di 50 cm. Indispensabile è l’utilizzo di una lente di compensazione per annullare il dark focus, ovvero la distanza del punto di riposo dell’accomodazione. Il potere della lente varia in base all’età del soggetto preso in esame; in questo studio è stata scelta una lente di +1,25D. Per effettuare la retinoscopia è stato preferito uno schiascopio a spot, rispetto a quello a striscia poiché studi concordanti affermano che lo schiascopio a striscia induca un certo quantitativo di accomodazione. Sono stati presi in esame 72 soggetti, di età compresa tra gli 8 e i 30 anni, per ciascuno dei quali sono state effettuate tre misure di retinoscopia dal primo operatore, mantenendo invariate le condizioni d’esame. Dallo stesso operatore è stato effettuato poi l’esame soggettivo refrattivo. In un secondo momento, un secondo operatore ha effettuato la retinoscopia nelle identiche condizioni d’esame del primo operatore. Ciò risulta essenziale per verificare accuratezza e precisione.

Risultati
Poiché lo studio è ancora in corso sono stati esaminati solo dati parziali. Per l’analisi dei dati è stato preso in considerazione per il momento solo il vettore di potenza M, ovvero l’equivalente sferico. L’accuratezza è stata valutata mettendo in relazione la media delle misure prese dal primo operatore con l’esame refrattivo soggettivo. La precisione, distinguibile in ripetibilità e riproducibilità, è stata valutata così di seguito. La ripetibilità è stata valutata con le tre misure di retinoscopia effettuate dal primo operatore. La riproducibilità è stata valutata mettendo in relazione la media delle misure prese dal primo operatore con la media ottenuta dalle misure di retinoscopia prese dal secondo operatore.

Figura 2. Grafico di correlazione tra l’equivalente sferico ricavato con la tecnica di Mohindra e quello della refrazione soggettiva. Il coefficiente di Pearson è r =0,98.

L’analisi delle misure effettuate, se pur ancora parziali, ha restituito risultati correlabili. Infatti l’analisi statistica ha riportato in tutte le combinazioni esaminate il coefficiente di determinazione R2 molto vicino a uno. Di grande rilevanza è il risultato ottenuto valutando l’accuratezza: le misure prese con la tecnica secondo Mohindra risultano sovracorreggere le medie/alte ipermetropie rispetto all’esame soggettivo refrattivo. Risultato atteso, in quanto la retinoscopia secondo Mohindra permette di rilevare un’eventuale ipermetropia latente.

Conclusioni
Per i dati in possesso fino a questo momento si può affermare che la retinoscopia secondo la tecnica di Mohindra risulta essere accurata e precisa. Ciò conferma i risultati di precedenti studi effettuati sulla tecnica.

LE VARIAZIONI OCULARI REFRATTIVE E BIOMETRICHE IN ETÀ INFANTILE
Relatore: Serena Veratti
Docenti IRSOO: Carlo Falleni, Alessandro Fossetti

Introduzione
Lo stato refrattivo oculare è determinato principalmente dall’equilibrio fra potere ottico di cornea e cristallino e lunghezza assiale (AL) oculare. L’essenza della miopia è che AL è eccessiva in relazione al potere diottrico oculare totale.
Durante i primi due anni di vita del bambino normalmente si assiste ad un processo attivo di modellamento della condizione refrattiva oculare che, nella popolazione generale, determina la tendenza della distribuzione dell’errore refrattivo a concentrarsi intorno a bassi valori di ipermetropia. Dopo questo periodo la cornea presenta una forma relativamente stabile mentre AL tende ad aumentare ed il potere del cristallino a ridursi. Le variazioni di AL costituiscono la principale chiave di modifica dell’errore refrattivo nell’uomo ed è ampiamente accettato che siano coinvolte nell’evoluzione miopica osservata durante l’età scolare. Il controllo di AL durante le fasi di cambiamento oculare è quindi cruciale per il raggiungimento ed il mantenimento dell’equilibrio refrattivo.

Fra i numerosi parametri biometrici coinvolti nella determinazione della condizione refrattiva, i valori dei raggi corneali (CR) e quelli della AL risultano essere i più significativi. In particolare la correlazione fra AL e CR è molto forte e positiva in caso di emmetropia. Grosvenor (1988) è stato uno dei primi ricercatori a dimostrare l’associazione fra rapporto AL/CR e stato refrattivo. Da un punto di vista statistico la correlazione fra rapporto AL/CR e stato refrattivo è più forte rispetto a quella fra AL e stato refrattivo.

Lo studio
La possibilità di identificare i bambini a rischio di evoluzione miopica è da lungo tempo al centro di studi condotti sulla miopia; l’aumento del rapporto AL/CR nell’adolescenza potrebbe essere un marker efficace. L’Istituto di Ricerca e di Studi in Ottica e Optometria di Vinci è impegnato con varie ricerche nell’ambito della miopia, come ad esempio l’analisi della refrazione periferica in occhi miopi e non, e lo studio delle variazioni refrattive e visive centrali e periferiche indotte dall’ortocheratologia. Inoltre da alcuni anni l’IRSOO sta effettuando una vasta raccolta di dati biometrici nella popolazione locale di bambini attraverso indagini condotte nelle prime classi delle scuole primarie dei comuni limitrofi alla sede dell’Istituto, con la prospettiva di espandere la ricerca fino all’età di 10 anni e successivamente fino alla scuola media. L’indagine visiva dell’età infantile dell’IRSOO ha la finalità di raccogliere dati biometrici per effettuare una analisi statistica che descriva l’andamento dello sviluppo oculare in una fascia di età critica per l’evoluzione miopica.

I dati oculari analizzati sono i seguenti:

  1. valori refrattivi misurati con Fotorefrattometro Plus Optix in condizioni naturali (ovviamente senza cicloplegia)
  2. valori biometrici misurati con biometro non contact Aladdin Topcon:
    a. raggi di curvatura corneali e topografia corneale,
    b. profondità della camera anteriore,
    c. spessore del cristallino,
    d. lunghezza antero-posteriore.

Risultati
I dati a raccolti fino ad oggi sono in gran parte derivati da un’indagine trasversale, ma è in corso anche una comparazione longitudinale per un gruppo minore di bambini. Sono analizzati in funzione di età, sesso e ametropia.
I risultati ottenuti sono in accordo con quelli riportati nelle più recenti indagini pubblicate in letteratura e confermano la graduale riduzione dei valori di ipermetropia e l’aumento della lunghezza assiale nella fascia di età del campione osservato. Anche i valori del rapporto AL/CR risultano adeguatamente correlati con i dati refrattivi.

LAC COSMETICHE: QUANTO SICURE DAL PUNTO DI VISTA FISIOLOGICO?
Relatore: Alessia Pipia
Docenti IRSOO: Alessandro Fossetti, Luciano Parenti

Introduzione
L’uso delle lenti cosmetiche è spesso visto con sospetto dagli ottici e dagli optometristi italiani; c’è infatti la preoccupazione che questo tipo di lenti possa avere un impatto negativo sull’omeostasi oculare, provocando effetti secondari che nel lungo periodo possono creare problemi alla superficie oculare. In questo studio si vogliono valutare gli effetti ottici e fisiologici del porto giornaliero di lenti a contatto cosmetiche.

Materiali e metodi
I 25 soggetti arruolati per lo studio sono stati selezionati in una popolazione di giovani studenti dei corsi di ottica e optometria; 17 di loro sono emmetropi, 8 miopi già portatori di lenti a contatto morbide sferiche con gradazione compresa tra -1.50 e -3.00 diottrie. Tutti presentano un segmento anteriore sano, non fanno uso di farmaci e non sono stati sottoposti a interventi chirurgici.

Le misure sono state prese in tre momenti diversi: un primo set di misure per la selezione dei soggetti, un secondo set il giorno prima dell’applicazione delle lenti a contatto cosmetiche e l’ultima serie di misure il giorno del porto, con le lenti indossate e dopo la rimozione. Le misure con lenti indossate sono state: nel primo pomeriggio l’acuità visiva monoculare e la sensibilità al contrasto con Pelli Robson, entrambe su uno schermo LCD e, in lampada a fessura, il centraggio e la dinamica della lente. Nel tardo pomeriggio, dopo almeno 10 ore di porto, sono state rimosse le lenti e si è proceduto all’ultimo set di misure.

Con la Scheimpflug camera sono state effettuate tre acquisizioni del NIBUT e tre acquisizioni dello spessore per il calcolo dell’edema corneale; con la lampada a fessura invece sono state prese delle acquisizioni con luce diffusa per una valutazione generale oculare, sull’iperemia congiuntivale e perilimbare, e successivamente, dopo l’instillazione della fluoresceina, sono stati verificati lo staining epiteliale e il BUT. Le lenti cosmetiche sono state fornite dalla ditta Desìo, nelle tipologie disposable e mensili, con differenti colorazioni.

Conclusioni
Essendo uno studio all’inizio della sperimentazione, non sono ancora disponibili dei dati sufficienti a sviluppare una analisi statistica. Sono stati intanto analizzati alcuni articoli secondo i quali questa tipologia di lenti è oggigiorno molto utilizzata soprattutto dai giovani, ma anche trattata con superficialità, in quanto, essendo molto spesso reperibili online, i portatori non si affidano ad uno specialista per l’applicazione e per i vari controlli, e soprattutto non ricevono alcuna istruzione riguardo alla gestione e alla manutenzione delle lenti.

Più autori sono concordi nel sostenere come queste condizioni siano a rischio di sviluppare complicanze per la salute oculare come iperemia, staining, ipossia, cheratiti e infezioni. Al di là dei risultati che verranno dallo studio presentato è sempre bene ricordare come la gestione dell’applicazione delle lenti a contatto da parte di un optometrista o di un ottico esperto sia fattore indispensabile per la riduzione dei rischi associati e per il mantenimento della salute oculare.

EDEMA CORNEALE INDOTTO DAL PORTO GIORNALIERO E NOTTURNO DI LENTI A CONTATTO MORBIDE
Relatore: Giulia Bigagli
Docente IRSOO: Alessandro Fossetti

Introduzione
L’inserimento di una lente a contatto nell’occhio provoca tra le altre cose una diminuzione di apporto di ossigeno alla cornea. Quando si abbia una ipossia significativa o prolungata nel tempo si possono avere diverse conseguenze, come ad esempio occhio rosso, edema corneale, neovascolarizzazione, etc

Questi fattori, se trascurati, indeboliscono la cornea e la mettono più facilmente a rischio di infezioni batteriche. Uno dei primi segni dell’ipossia è l’edema corneale, che consiste nell’accumulo di liquidi all’interno della cornea, dovuto principalmente al malfunzionamento della pompa endoteliale che regola l’idratazione corneale e all’ingresso osmotico di acqua causato dall’accumulo di acido lattico nello stroma. Lo sviluppo dei materiali delle lenti a contatto è stato per buona parte guidato dalla ricerca di polimeri che non inducesse un edema corneale maggiore di quello fisiologico. Nel 1984 Holden e Mertz hanno studiato la relazione tra il Dk/t e l’edema corneale misurando lo spessore della cornea prima, durante e dopo il porto continuo di LaC per 36 ore. All’Istituto di Ricerca e di Studi in Ottica e Optometria sono stati eseguiti due lavori simili a quelli di Holden e Mertz con lo scopo di confrontare i risultati con gli studi precedenti.

Materiali e metodi
Il primo studio, sul porto notturno, ha preso in esame 2 soggetti e 12 lenti a contatto (6 ciascuno); il secondo, che tratta sia il porto giornaliero che quello notturno, è stato effettuato su 4 soggetti ai quali sono state applicate 12 lenti a contatto (sempre 6 ciascuno). Le LaC utilizzate sono in idrogel e in silicone-idrogel di diverse aziende operanti in Italia. È stato possibile mettere insieme i risultati dei due studi sul porto notturno dato che i due lavori sono stati svolti con le medesime procedure sia pure in due periodi diversi a distanza di poche settimane.

Uno spessimetro modello ET2 è stato utilizzato per misurare gli spessori al centro delle LaC prima dell’applicazione; lo spessore veniva misurato sia al centro che in periferia della lente, il valore medio veniva utilizzato per ricavare il Dk/t. Lo spessore della cornea e il suo volume per un’area di 10mm2 sono stati misurati mediante la Scheimpflug Camera Sirius della CSO.

Per quanto riguarda il porto giornaliero le LaC sono state portate per ̴10 ore (dalle 8/9 alle 18/19) e le misure pachimetriche sono state eseguite la sera precedente al porto e la sera successiva dopo aver tolto le lenti. L’edema corneale è stato calcolato facendo la differenza percentuale tra lo spessore corneale alla sera, dopo aver portato le lenti, e lo spessore alla sera precedente, senza aver applicato le lenti.

Risultati
Per quanto riguarda il porto notturno, le lenti sono state applicate alla sera; alle 23 l’occhio con la lente veniva bendato e al mattino successivo si toglieva la benda immediatamente prima di togliere la lente e prendere le misure dei parametri corneali.

Figura 5. La curva rappresenta la variazione dell’edema in relazione al variare del Dk/t per il porto giornaliero.

Le misure di spessore e volume sono state fatte la mattina, il giorno precedente alla notte di porto, e la mattina seguente, dopo il porto notturno. L’edema corneale è stato calcolato in modo analogo al porto giornaliero, con la differenza tra le misure di spessore corneale dopo il porto notturno e quello della mattina precedente. In seguito, sono stati costruiti dei grafici dell’edema in funzione del Dk/t, e dall’equazione, calcolata tramite un fit con una curva logaritmica, è stato possibile ricavare il valore di Dk/t necessario per avere una percentuale di edema fisiologico.

Figura 6. La curva rappresenta la variazione dell’edema in relazione al variare del Dk/t per il porto notturno.

I valori critici ricavati di Dk/t per il porto giornaliero è di
26×10-9 (cm/sec) (mlO2/ml mmHg) tenendo conto di un edema fisiologico dell’1% e di 129×10-9 (cm/sec) (mlO2/ml mmHg) per il porto notturno, considerando un edema fisiologico del 2,9%.

Conclusioni
Per il porto giornaliero il valore di Dk/t trovato è simile a quello proposto da Holden e Mertz sul porto giornaliero (26 vs 24 x10-9). Per il porto notturno, è confermato invece il valore di Harvitt e Bonanno (128 x10-9 vs 125 x10-9) che, partendo dai dati di Holden e Mertz, avevano costruito un modello matematico sul passaggio di ossigeno attraverso la cornea che teneva conto anche della riduzione del pH, ricavando valori di Dk/t maggiori rispetto ai precedenti: 35 x10-9 per il giornaliero (edema fisiologico 1%) e 125 x10-9 per il notturno (edema fisiologico 3.2%). Il valore di Dk/t ricavato da questo lavoro è comunque maggiore rispetto a quello di Holden e Mertz anche considerando un edema del 4% (109 x 10-9 vs 87 x 10-9).

Infine, dai risultati sono emerse delle significative differenze individuali, peraltro già evidenziate nei lavori precedenti. Ogni lente induce un edema diverso in differenti persone. Perciò il valore di Dk/t che viene calcolato non deve essere considerato un valore assoluto, ma indicativo.

È importante valutare come ciascun soggetto reagisce alle singole lenti. Ancora una volta la presenza e il controllo del professionista è indispensabile.

VALIDAZIONE DEL QUESTIONARIO SUI SINTOMI DI INSUFFICIENZA DI CONVERGENZA (CISS)
Relatori: Giulia Galli, Martina Zicconi
Docente IRSOO: Laura Boccardo

Introduzione
L’insufficienza di convergenza è un disturbo della visione binoculare caratterizzato dall’incapacità di mantenere allineati gli occhi su un oggetto a distanza prossima. I sintomi più comuni sono affaticamento visivo, stanchezza oculare, possibile diplopia, mal di testa, difficoltà a rimanere concentrati nella lettura. Da un punto di vista optometrico, invece, è possibile osservare un punto prossimo di convergenza allontanato, una exoforia per vicino significativamente maggiore di quella per lontano con un basso rapporto AC/A e ridotte riserve in convergenza.
Per quantificare i sintomi dell’insufficienza di convergenza è stato sviluppato il questionario CISS (Convergence Insufficiency Symptoms Survey), costituito da quindici domande su attività quotidiane da vicino e mirato a una popolazione di bambini e giovani studenti. Scopo del nostro lavoro è tradurre il questionario originale inglese in lingua italiana e verificarne la attendibilità e la ripetibilità.

Materiali e metodi

Figura 7. Misure con la stecca di prismi.

Una volta eseguita la traduzione da inglese a italiano, il questionario è stato somministrato a 151 studenti dell’IRSOO e del Corso di Laurea in Ottica e Optometria che si tiene presso l’istituto. La compilazione del CISS è stata poi ripetuta a distanza di almeno quindici giorni per valutare la ripetibilità del risultato. Inoltre è stato misurato il punto prossimo di convergenza, considerato anomalo quando maggiore di 6 cm; sono state confrontate la foria per vicino e quella per lontano, evidenziando i soggetti con una differenza maggiore di 4 diottrie prismatiche; sono state misurate le riserve in convergenza per verificare se era soddisfatto il criterio di comfort di Sheard ed è stato calcolato il rapporto AC/A di tutti i soggetti esaminati. Nel totale, 30 soggetti su 151 hanno riportato punteggi di CISS superiori alla soglia critica di 21 punti.

Conclusioni
Con i dati preliminari in nostro possesso, la versione italiana del CISS presenta una buona attendibilità (alpha di Cronbach α=0,88), una buona ripetibilità (coefficiente di correlazione R=0,87), una discreta sensibilità (73%) e un’ottima specificità (92%). Appare quindi uno strumento valido da affiancare ai test optometrici per la valutazione dei soggetti che presentano insufficienza di convergenza.

LENTI MONOFOCALI EVOLUTE A SUPPORTO ACCOMODATIVO: CONFRONTO TRA I RISULTATI DEI TEST FUNZIONALI
Relatori: Andrea Alfarano, Edoardo Lanza
Docente IRSOO: Paolo Sostegni

Scopo
Il lavoro si propone di valutare, a distanza prossimale, l’utilità delle lenti a supporto accomodativo in soggetti giovani e di misurare le eventuali differenze nei parametri accomodativi e fusionali rispetto a semplici lenti monofocali con correzione per lontano.

Materiali e metodi
Il protocollo di studio prevede due gruppi di soggetti con caratteristiche diverse. Il primo gruppo è formato da soggetti che hanno una foria orto o eso da vicino e un lag accomodativo maggiore di 0,75D. Questi parametri sono indicati nella letteratura come caratteristici di coloro che possono trarre vantaggio dalla prescrizione di un’aggiunta positiva in visione prossima. Il secondo gruppo è formato da soggetti che presentano un lag minore o uguale a 0,50D e una foria da vicino exo maggiore di 4Δ.

Il campione è formato da studenti dell’IRSOO appositamente selezionati in funzione della foria e del lag accomodativo da vicino. Il campione viene quindi suddiviso in due parti aventi le caratteristiche descritte sopra. A tutti i soggetti vengono misurati alcuni parametri funzionali da vicino: foria, foria associata, facilità accomodativa, facilità di vergenza, stereopsi e lag accomodativo. Le misure vengono prese da due operatori, un operatore per gruppo.

I soggetti selezionati devono indossare occhiali, con la propria correzione o con lenti neutre se emmetropi, per un periodo di una settimana, svolgendo i normali compiti visivi da vicino. Alla fine di tale periodo vengono proposti nuovamente i test iniziali, i risultati dei quali serviranno come dati di baseline.

A questo punto vengono sostituite le lenti degli occhiali con lenti a supporto accomodativo e si procede come nel primo periodo. Alla fine del secondo periodo vengono di nuovo riproposti i test funzionali da vicino. Le lenti utilizzate sono delle Rodenstock Perfalit Mono Plus 2, gentilmente offerte da Rodenstock Italia. Presentano un’addizione di 0,50D.

Conclusioni
Il lavoro è in corso d’opera e non ci sono ancora dei risultati da commentare. Ci si aspetta che il gruppo uno, quello che accetta più volentieri il positivo da vicino, mostri un miglioramento nei test funzionali con lenti a supporto accomodativo, e nessun miglioramento per il gruppo due.

Il resoconto delle restanti sei relazioni del Convegno Madesani sarà pubblicato sul prossimo numero de L’Ottico.

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