Se il 2022 per l’azienda di Pavia d’Udine è stato più che positivo, il 2023 si preannuncia come un momento di ulteriore crescita dell’attenzione all’ambiente e quindi all’utilizzo etico delle risorse.
W-Eye per certi versi fa storia a sé. Perché non è un marchio di occhiali come tutti gli altri. La sua storia, il suo presente, lo stesso progetto che c’è dietro e che possiamo considerare un po’ fuori dal coro narrano una storia diversa. In ogni caso, il progetto è sano, forte. Adesso che il MIDO è ormai arrivato, abbiamo ritenuto utile andare anche ad ascoltare questa voce per certi versi fuori dal coro, che rappresenta sicuramente una presenza preziosa.
A rispondere alle nostre domande Doriano Mattellone, che una dozzina di anni fa decise che produrre occhiali in legno molto particolari sarebbe stato il suo impegno.
Iniziamo dal consuntivo dell’anno che si è appena concluso.
“Bene. Le posso dire solo bene. Perché alla fine è stato un anno importante che ci ha dato belle soddisfazioni che ci ha regalato anche risultati commerciali significativi. Guardi che quando dico bene non significa che siano piovuti ordini dal cielo. Oggi non regala niente nessuno e il lavoro per avere successo richiede dedizione. Noi ce l’abbiamo messa e siamo stati per certi versi premiati. Adesso ci apprestiamo ad affrontare il futuro con la nostra solita convinzione e determinazione.”
Questo significa una nuova collezione?
“Il progetto W-eye nasce sulla base di parametri differenti rispetto a una produzione tradizionale di occhiali. Noi lavoriamo con essenze e fogli spessi meno di un millimetro. Per noi non è importante proporre ogni anno occhiali differenti a quelli dell’anno prima. Non siamo vincolati a questi aspetti. Il nostro è un lavoro più di ricerca, di individuazione di piccole cose nuove e soprattutto di capacità di personalizzare l’occhiale in base al desiderio e alle richieste del cliente. Il punto di arrivo è dare a ciascuno il proprio occhiale come lo desidera, come lo pensa.
D’altra parte proprio per poter assecondare questa nostra linea non ci siamo dedicati neppure un secondo a occhiali tradizionali ma neppure a occhiali realizzati con materiali differenti. Per citarne uno mi viene in mente la pietra o se preferisce il metallo.
Ecco, noi siamo rimasti lungo un percorso che viene apprezzato dai clienti, da chi poi mette gli occhiali e che ci rende molto ben identificabili. Non credo ci siano altri produttori di occhiali che operano come noi. Una serie di strati di legno ciascuno spesso un amen e tenuti compatti grazie a un altro foglio di leggerissimo alluminio annegato fra gli strati di legno.”
Quindi a MIDO come vi proporrete alla clientela?
“Inevitabile che qualche piccola novità, qualche piccolo cambiamento ci sia. Noi ogni anno proponiamo quattro nuovi modelli e quindi su questa linea operiamo. Il nostro progetto non segue la moda, è come dico sempre un tema a svolgimento duraturo. Il nostro focus si concentra sulla qualità della portata, sul suo comfort.
Queste sono le nostre skill. Non vedremo mai un W-eye che scimmiotta la moda. Non è il nostro mondo. Noi cerchiamo e proponiamo altro. Così ci siamo concentrati sullo stand che a nostro parere deve rispondere a criteri di rispetto ambientale, di sostenibilità e di riutilizzo.”
Una filosofia che si trasmette dall’occhiale allo stand quindi?
“Prima dicevamo che noi non seguiamo le mode. Forse possiamo arrogarci il diritto di affermare che ne abbiamo creata qualcuna. Le faccio un esempio: abbiamo degli occhiali che sono rivestiti con delle lattine di scarto. Si tratta di un occhiale che è piaciuto moltissimo e che estremizza il concetto del riciclo del materiale. Da un mondo differente troviamo il modo di dare nuova vita all’alluminio con cui sono fatte le lattine. Al Silmo di Parigi abbiamo mostrato questo concetto che non era così immediato vedendo gli occhiali, affiancando nello stand un occhiale e una lattina. Il successo è stato molto significativo e il prodotto particolarmente apprezzato. Da questa idea e da una foto mandata da un cliente abbiamo realizzato lo step successivo.”
Cioè?
“L’ottico in questione ci aveva visitato al SILMO e aveva parlato con noi a lungo. Un giorno ci ha mandato una foto di una lattina che stava bevendo mentre era in vacanza con la famiglia e che gli sembrava bella per rivestire il legno degli occhiali. MI ha chiesto cosa ne pensassi e gli ho semplicemente risposto di mandarmela che gli avrei fatto degli occhiali ad hoc con quella lattina. E così è stato: abbiamo realizzato il tutto con un dispendio minimo di energia.
Nei nostri occhiali c’è un concetto molto semplice ma al quale teniamo tantissimo: i nostri occhiali non sono l’ultima moda, ma sono qualcosa di unico e soprattuto di rispettoso dell’ambiente. La riciclabilità dei materiali usati infatti non è per noi il punto di arrivo, ma quello di partenza. Il nostro rivenditore francese, solo poche settimane fa ci ha spedito una ventina di lattine particolari con cui realizzare degli occhiali. Quindi originalità, pezzi unici e a basso impatto ambientale. Direi che così stiamo cercando di chiudere il cerchio.”
Questo è un segnale di quanto sia stretto il rapporto fra voi e i clienti
“Sì, devo ammetterlo. Per noi si tratta di una priorità. E dico per noi perché mi riferisco a tutti noi che lavoriamo in W-Eye. Il rapporto con chi ci aiuta a vivere e a lavorare con serenità è speciale e tale deve restare. Dobbiamo poi aggiungere che comunque questo progetto non può eludere la dimensione artigianale. Non possiamo immaginare di produrre decine o centinaia di occhiali di questo tipo ogni giorno. Per ogni lattina dobbiamo fare un piccolo studio su come posizionare le parti che useremo, gli stessi processi produttivi sono assolutamente particolari per garantire la qualità nel tempo.Difficilmente diventerà un progetto su larga scala. Ma è esattamente ciò che desideriamo.
Non siamo desiderosi di fare cose improbabili o strabilianti. Per noi fare impresa è riuscire a costruire qualcosa di buono nel rispetto delle persone e dell’ambiente. Non c’è impresa senza etica.”