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La tribù

PAROLE ESPLOSIVE

La disinvoltura con cui tanti operatori del settore, nella grande maggioranza ottici, usano il termine CELLULOIDE per indicare le montature in acetato, mi provoca disagio. La celluloide, inventata nel 1865 dall’americano John Wesley Hyatt con lo scopo di sostituire l’avorio delle palle da biliardo, è un derivato della nitrocellulosa o fulmicotone (composto scoperto vent’anni prima dal chimico tedesco Christian Friedrich Schonbein che avrebbe dovuto sostituire la polvere da sparo nella produzione di nuovi tipi di esplosivi). Dalla formula della nitrocellulosa (acido nitrico + acido solforico + cotone), riducendo il contenuto di azoto, plastificando con canfora e dopo filtraggio ed evaporazione dei solventi, si ottiene la celluloide che vede il suo primo utilizzo massiccio per costruire il vetro per le lenti delle maschere antigas durante la Grande Guerra. Alternando strati sottilissimi di celluloide e strati di vetro si evitava che quest’ultimo si frantumasse costituendo pericolo per i soldati. Il sistema è stato applicato anche nell’industria automobilistica nella produzione dei parabrezza.

Anche le prime pellicole fotografiche erano in celluloide e tutti sanno che negli anni ’50 fu d’obbligo ricercare altri materiali a causa dell’altissima infiammabilità di questo materiale. Nel film “Nuovo Cinema Paradiso” di Gabriele Salvatores, sono raccontati gli effetti tragici della peculiarità di questo composto. La celluloide è un materiale del passato con cui è stata prodotta una grande quantità di oggetti, occhiali compresi. Aveva un fascino particolare e una volta colorata aveva una brillanza unica che la faceva assomigliare alla madreperla. I rivestimenti colorati, brillanti e riflettenti delle fisarmoniche ne sono un esempio, come il perfetto “effetto tartaruga” negli occhiali, molto simile all’originale. Per contro, la celluloide subiva un deterioramento devastante e senza manutenzione adeguata arrivava a sbriciolarsi emanando il suo tipico odore acre.

Ma il suo difetto più evidente era l’infiammabilità. Se alla nitrocellulosa bastava un urto per saltare in aria, alla celluloide bastava il contatto con una modesta fonte di calore per prendere fuoco. Se la celluloide non c’è più, perché si continua ad evocarla? Da più di mezzo secolo per produrre occhiali si usa l’acetato di cellulosa. È composto da acido acetico + anidride acetica + cellulosa (normalmente fibra di cotone) + plastificanti, stabilizzanti e coloranti. È malleabile, resistente ed elastico, non si deteriora nella sostanza e nel colore, non inquina, non si infiamma. Trasparente o opaco, lucido o satinato, è piacevole al tatto e atossico. La sua derivazione naturale e le nuove tecniche di riciclo ne fanno un prodotto al passo con i tempi e rispettoso dell’ambiente, tema che sta sensibilizzando tutti noi.

Perciò quando lo proponete ai vostri clienti e ne decantate le caratteristiche qualitative ed estetiche, chiamatelo anche con il suo nome! La celluloide è un’altra cosa! La comunicazione di vendita è ora come non mai importantissima. L’uso esatto delle parole non vi farà sembrare pignoli o puntigliosi, ma competenti. Se un vostro cliente è orientato all’acquisto di una montatura in “plastica”, penso possa apprezzare un vostro approfondimento su che genere di “plastica” gli state vendendo. Buon lavoro a tutti.

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