a cura di Laura Rattaro
Il colore pervade e condiziona le nostre vite, le nostre scelte e gli stati d’animo più di quanto si pensi. Gli attribuiamo significati diversi in base alla cultura e ai tempi a cui apparteniamo. Il colore è usato come simbolo, è portatore dei significati di appartenenza politica e sociale e nell’uso quotidiano corrisponde sempre alla nostra sfera emotiva più intima. Viene usato come cura, per condizionare la nostra attenzione, per avvisarci sui pericoli in cui potremmo incappare e anche per influenzare i nostri acquisti.
Ma quanto ne sappiamo? Fin dall’origine l’Umanità vive circondata dal colore. La Natura è capace di offrirci qualsiasi esempio e non è ancora stato inventato un colore che non esiste naturalmente: il nero della notte, il blu del mare, il verde delle foglie, il giallo del sole, il rosso del fuoco, il bianco della luce sono tutti paragoni che abbiamo inventato noi umani compreso il nome dei colori che ci ha messo secoli per formarsi. Il termine blu appare tardissimo e il nero, presso gli antichi, aveva due nomi come anche il bianco.
Il regno vegetale con le piante e i fiori, quello animale con le ali delle farfalle, i colori dei pesci, le piume degli uccelli e quello minerale con i colori della terra, delle rocce, delle polveri, delle pietre preziose. Tutto, in Natura, è colore, ma nonostante questa abbondanza il colore aveva, in antichità, una valenza diversa da quella odierna.
I soli colori di riferimento erano il nero, il bianco e il rosso. Per gli antichi non erano colori precisi, ma categorie di colore. Ad esempio, erano considerati “neri” anche il blu scuro, il viola e i bruni. Per contro il giallo era considerato un bianco, mentre al rosso, e a tutti i suoi derivati, veniva attribuita una simbologia propria. È in pieno Medioevo che vediamo comparire colori ben distinti: verde, giallo, rosso, blu, bianco e nero sono i colori ammessi in araldica ed è da notare che il bianco e il nero sono considerati colori al pari degli altri.

C’è stata un’epoca della Storia in cui il colore è stato demonizzato. Sono i secoli della Riforma protestante e il nero, oltre ad essere associato al Maligno, era anche l’unico colore ammesso per la liturgia e per l’abbigliamento. Più che un colore va letto come “assenza di colore” e tutto diventa cupo, scuro, triste.
L’invenzione della stampa, da considerare per i tempi al pari della rivoluzione tecnologica digitale della nostra era, influisce anche sull’arte: la nuova invenzione fa delle incisioni litografiche, rigorosamente in bianco e nero, il mezzo d’espressione più usato dagli artisti. Più che il Medioevo è stato il ‘600 il secolo davvero buio! Il colore pare essere scomparso dal mondo occidentale fino al XVIII secolo.

L’Illuminismo mobilita un nuovo fervore scientifico. Newton scopre lo spettro della luce in cui il nero non compare ed è da questo che momento che il nero smette di essere considerato un colore. Per Newton i colori puri sono 7: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto e la luce è bianca. Per Goethe, di idee diverse, il cerchio cromatico è composto da 6 tinte: tre primari, rosso, giallo e blu, e tre secondari, arancione, verde e viola, ottenuti dalla mescolanza di due primari. Con l’aggiunta del bianco e del nero (in pittura) o con l’influenza dell’intensità della luce, i colori ci appaiono luminosi o desaturati.
Oggi, come sempre è stato, il colore continua ad influire sulle nostre vite, si è arricchito di significati e si modula in base alle mode che, a loro volta, sono influenzate dagli accadimenti storici. Un esempio su tutti la moda, nel dopoguerra, dei colori pastello (sarebbe stato impensabile proporre neri, grigi o indefiniti colori scuri e neutri dopo l’orrore della guerra). Le mode e le tendenze nascono soprattutto da un bisogno collettivo, per reagire a uno stato oppressivo o difficile, per protesta o per desiderio di cambiamento. Le mode si comportano come un’onda con picchi e depressioni. E ciclicamente tutto torna.